Le favole: piccoli racconti, grandi insegnamenti senza tempo
- Essenza Arcana
- 2 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min
C'è qualcosa di magico nelle favole. Quelle storie che ci raccontavano da piccoli, sussurrate la sera o lette ad alta voce, rimangono con noi per tutta la vita. Non sono semplici racconti, ma piccole gemme di saggezza nascoste in trame apparentemente semplici. Ogni volta che leggiamo una favola, ci rendiamo conto che ci parliamo di noi, dei nostri desideri, delle nostre paure e delle nostre scelte.
Ma cosa rende una favola così potente? È forse la sua capacità di rendere immediato un insegnamento complesso, mascherandolo dietro le azioni di un animale, di un oggetto magico o di un personaggio ingenuo ma determinato. Sono storie che non si limitano a intrattenere: educano, guidano, e, se raccontate nel momento giusto, lasciano un segno indelebile.
Quando scrivo o leggo favole, mi sorprendo sempre di quanto siano universali e attuali. Pensiamo a quelle di Esopo, famose da secoli, ma non le uniche. Le favole in generale si muovono su un confine sottile tra realtà e fantasia, ed è proprio lì che i bambini trovano lo spazio per capire meglio il mondo, senza sentirsi sopraffatti da esso.
Quando un bambino ascolta una favola, non sta solo seguendo una trama: si identifica con i personaggi, vive le loro avventure, condivide le loro paure, speranze e successi. È proprio attraverso le emozioni che la favola diventa più di una storia: diventa uno strumento per crescere.

Tra i grandi maestri della favola, Esopo spicca come una figura quasi leggendaria. Si dice che fosse uno schiavo nell'antica Grecia, ma la sua libertà è sempre stata quella della mente e della parola. Esopo sapeva trasformare le esperienze quotidiane in racconti universali, e non è un caso che ancora oggi le sue favole vengono raccontate ai bambini di tutto il mondo.
La bellezza delle favole di Esopo è che non si limitano a fornire una morale; ci invitiamo a riflettere. Prendiamo “Il leone e il topo” : chi avrebbe mai pensato che un piccolo roditore potesse salvare il re della savana? Eppure, la favola non parla solo di gratitudine o di riconoscenza. Ci invita a rivedere il nostro modo di giudicare gli altri e a ricordarci che ognuno, anche il più piccolo, può fare la differenza.
Pensiamo, anche a “Il corvo e la brocca” . Il corvo, di fronte alla difficoltà di raggiungere l'acqua, non si arrende, ma prova e riprova fino a trovare una soluzione. Per un bambino, questa storia non parla solo di ingegno, ma fa emergere emozioni come la frustrazione e la determinazione. Il piccolo lettore sente il disagio del corvo, ma anche la gioia del trionfo quando finalmente riesce a bere. E quella gioia, quella soddisfazione, diventa un insegnamento emotivo: non arrendersi è una sensazione che ripaga sempre.
Un altro esempio potente è “La cicala e la formica” . A prima vista, sembra solo una lezione sul lavoro duro e sulla pigrizia, ma in realtà apre anche una discussione su come bilanciare dovere e piacere. suscita emozioni contrastanti. La cicala rappresenta la spensieratezza, il piacere del momento presente, ma quando arriva l'inverno, ci mette di fronte alla paura della mancanza e alla solitudine. Per un bambino, questa favola non è solo una lezione sul lavoro e la responsabilità, ma un modo per esplorare la gioia, l'insicurezza e persino il senso di ingiustizia che può derivare da alcune scelte. E, ammettiamolo, quante volte anche noi siamo stati un po' cicale, rimandando qualcosa per godere dell'istante? È questo il bello di Esopo: ci insegna senza mai puntare il dito.
Uno degli aspetti più belli delle favole è che offrono uno spazio sicuro in cui i bambini possono sperimentare emozioni complesse senza sentirsi sopraffatti. Le storie permettono di provare la paura, ma sapere che tutto andrà bene. Si può affrontare la tristezza, ma imparando che c'è sempre un modo per andare avanti.
Prendiamo, ad esempio, “La volpe e l'uva” . Questa favola fa emergere un'emozione che tutti conosciamo: la delusione. Quando la volpe non riesce a raggiungere l'uva, si consola dicendo che probabilmente non era buona. È un sentimento che i bambini conoscono bene, perché anche loro, a volte, devono affrontare il fallimento o la frustrazione. Attraverso la volpe, però, imparano a riconoscere e accettare queste emozioni senza vergogna, trovando conforto nel fatto che fanno parte della vita.
Il modo in cui raccontiamo una favola può fare la differenza. Non dobbiamo limitarci a leggere le parole: diamo voce ai personaggi, interpretiamo le emozioni, facciamo domande. Una storia diventa viva quando il bambino si sente coinvolto. “Tu cosa avresti fatto al posto del topo? E se fossi stato la formica, avresti aiutato la cicala?”
Queste domande non sono solo un modo per prolungare il racconto: sono un invito a pensare, a immaginare, a mettere in pratica quegli insegnamenti nella vita reale.
Quando una favola viene letta ad alta voce, il momento diventa ancora più magico. Non è solo il bambino a provare emozioni: anche chi racconta la storia vive e condivide quei sentimenti. C'è un legame speciale che si crea quando due persone viaggiano insieme nelle pagine di una favola. Il bambino si sente capito, e l'adulto ha l'opportunità di rivivere quelle emozioni con occhi nuovi.
Forse è proprio per questo che le favole rimangono con noi per tutta la vita. Non ricordiamo solo la trama o la morale, ma soprattutto come ci siamo sentiti leggendo quelle storie.
Le favole non insegnano solo ciò che è giusto o sbagliato. Ci insegnano a vivere, a sentire ea condividere. E in un mondo che spesso ci spinge a nascondere le nostre emozioni, ricordarci che possiamo provarle, capirle e accoglierle è forse la lezione più importante di tutte.
Infine, ricordiamoci che le favole non sono riservate ai più piccoli. Anche gli adulti hanno bisogno di rileggere queste storie per ritrovare punti di vista freschi e ricordi dimenticati. Le favole ci ricordano ciò che è importante e ci offrono una prospettiva diversa, spesso più semplice, ma non per questo meno profonda.
Esopo e i suoi insegnamenti sono solo la punta dell'iceberg di un universo fatto di storie che aspettano di essere scoperte, scritte e condivise. Se c'è una lezione che ho imparato in questi anni, è che una buona favola non ha mai davvero un finale: vive in chi la legge, in chi la racconta e, soprattutto, in chi la porta nel cuore.
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